Via Geroldi, 15 - 26010 Bagnolo Cremasco (CR) • P.I. 01325020194 • Tel. 0373438001 / 3288975964 • info@crematech.it

mercoledì 13 maggio 2015

Diritto all'oblio un anno dopo


Poche richieste dall’Italia. Facebook il sito più colpito

di Biagio Simonetta

Era il 13 maggio del 2014, esattamente un anno fa, quando la Corte di giustizia europea emanava una sentenza destinata ad entrare nella storia di Internet: il diritto all'oblio. Qualche giorno dopo, e più precisamente l'1 giugno, la sentenza diventava esecutiva e i motori di ricerca (Google su tutti) mettevano a disposizione degli utenti i moduli per richiedere la rimozione di link contenenti informazioni personali «inadeguate o non rilevanti».

Oggi, 365 giorni dopo, ad analizzare i numeri messi a disposizione da Google, si scopre che sono state 254.271mila le richieste di rimozione pervenute agli uffici legali di Mountain View, per un totale di circa un milione di link esaminati. E le percentuali sono interessanti: gli url rimossi sono oltre 322mila (il 41.3%), mentre per circa 458mila (il 58.7%) big G ha ritenuto di non dover procedere alla rimozione.

Questo lo scenario a livello globale. E in Italia? Il nostro Paese non è sul podio. Anzi, i numeri delle richieste pervenute a Google ne fanno uno dei Paesi che ha mostrato maggior disinteresse. La reputazione digitale sembra non essere fra le priorità degli italiani, a differenza di francesi, tedeschi e inglesi che si aggiudicano il podio. Dal nostro Paese sono giunte in questo anno 19.126 richieste, per un totale di 65.856 link da esaminare. E anche i risultati sono abbastanza sotto la media: solo il 27.6% degli url (15.072) è stato rimosso, mentre Google ha bocciato oltre il 70% delle istanze inoltrate.

Ultima curiosità: i siti più interessati. Con 6805 url rimossi è Facebook il sito più colpito. Ma forse questo era abbastanza prevedibile.

Nessun commento :

Posta un commento